«Nonostante la bufera elettorale che ha colpito il Pd, nel gruppo dirigente c’è ancora chi continua con i vecchi tatticismi e con i giochetti di piccolo cabotaggio». E’ il giudizio senza appello espresso dall’ex segretario provinciale dei Democratici, Carmine De Blasio.
Il tempo passa, ma a via Tagliamento restano gli stessi problemi di sempre.
«E’ proprio ciò che intendo dire. Non è possibile che con tutto quello che succede sui territori e nel Paese, con il terremoto elettorale che abbiamo registrato negli ultimi appuntamenti con le urne, con il clima difficile e delicato che si registra, che vede il Pd sempre al centro del mirino dell’opinione pubblica, e con l’emorragia di iscritti e militanti, che si allontanano sfiduciati, si continui a parlarsi addosso. Lo stagno è ormai prosciugato. Se si ripropongono gli stessi schemi, si va verso la catastrofe».
Il percorso congressuale appena iniziato ha subito riservato momenti ad alta tensione, con gli scrutini delle convenzioni dei circoli. Che idea si è fatto?
«Siamo alle piccole malizie, ai trucchetti insensati ed inutili per cambiare le carte in tavola e dare una rappresentazione diversa dei risultati delle convenzioni. Si pone però una riflessione politica: com’è possibile che, nonostante a favore del segretario nazionale uscente, Martina, fossero schierati gran parte dei dirigenti e dei rappresentanti istituzionali del partito e nonostante i passi indietro e di lato di alcuni dei dichiarati sostenitori di Zingaretti, il governatore del Lazio ha raccolto un larghissimo consenso? A spiegare il risultato non basta il solo determinante apporto di Area Dem. Credo, invece, che ci dica che gli iscritti non tollerino più gli atteggiamento dei vertici». (Leggi l’articolo)

Lo scontro interno, però, non è solo una prerogativa della provincia di Avellino. E’ così?
«Sì, è vero. E’ purtroppo una caratteristica negativa e costante che accomuna l’intero partito, a cominciare dai livelli più alti. E’ indicativo che dirigenti della prima ora si dimostrino irresponsabili, anche mentre attorno ci sono solo macerie. C’è un approccio sbagliato alla politica. Mi viene in mente, ed è solo un esempio, l’uscita di Richetti contro il governatore De Luca. Non si può attaccare l’unico presidio di governo targato Pd che c’è in Campania, che credo stia lavorando bene, esclusivamente per ragioni di visibilità personale».

Il progetto di Zingaretti ha raccolto in tutta Italia un ampio margine di consenso. Che prospettive intravede?
«E’ un risultato, sia quello nazionale che sul piano locale, che ci rafforza. Alimenta la speranza che nel partito si possa aprire una fase nuova. Le spinte positive fortunatamente non possono essere fermate dai disperati tatticismi di chi cerca di restare in sella a tutti i costi. Chi ha cercato di controllare il partito dovrà prendere atto che l’operazione non ha funzionato. Adesso bisogna voltare pagina».
Quali gli obiettivi politici ed organizzativi del Pd?
«Va ricostruito un soggetto in grado di raccogliere i valori del centrosinistra e del riformismo. E’ questa la missione futura del Pd, per attivare proposte in grado di dare risposte alle emergenze sociali e lavorative e contrastare una visione della realtà demagogica ed un’involuzione culturale del Paese, che è sotto gli occhi di tutti. Questi obiettivi vanno conseguiti a Roma, come ad Avellino, attraverso scelte coraggiose e coerenti. Ai prossimi appuntamenti elettorali bisogna organizzarsi rilanciando il nostro progetto politico ed amministrativo, non coltivando il proprio piccolo orticello o lavorando ai fianchi del partito».
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