Ciriaco De Mita archivia Renzi e le voci di una lista comune in Campania. Lo fa con una intervista sul Corsera. «Non sono il suo interlocutore giusto, lui non è il mio», taglia corto l’ex segretario Dc, da mesi impegnato come fautore di un progetto di ‘rigenerazione politica’ denominato Prospettiva Popolare.

De Mita chiarisce due punti importanti: afferma di non aver avuto alcun contatto diretto con Matteo Renzi «da un secolo» (l’espressione è testuale); cita l’episodio da cui presume siano scaturite le voci a proposito di una convergenza tra la sua lista e quella di Renzi. L’episodio riguarda un incontro. Rivela di aver ricevuto la visita del parlamentare Ettore Rosato alcuni giorni fa, riferendo il contenuto e la portata della conversazione, incentrata sulle possibilità di un ritorno del popolarismo al centro del dibattito nazionale.

UNA CONVERGENZA. Secondo quanto riferito al Corriere della Sera dal leader democristiano, se Ciriaco De Mita archivia Renzi per le liste unitarie, ci sarebbe stata comunque una certa convergenza di intendimenti: «…io, da adesso, faccio riferimento soltanto al pensiero popolare», avrebbe detto Rosato. «Visto che è la cosa che faccio da sempre anche io, è necessario aprire un dibattito pubblico su questa prospettiva», la replica di De Mita. Al centro del colloquio tra un esponente nazionale di Italia Viva – ma non Matteo Renzi – e De Mita, dunque, c’è stato il nuovo scenario politico nei prossimi mesi e anni, non le liste per le regionali in Campania. Altri elementi della intervista delineano il contesto politico. Rispondendo alle domande, il leader democristiano tratteggia l’attuale quadro politico. Parla del momento interlocutorio di una sinistra indecisa sulla prospettiva e della parabola calante di Matteo Salvini, lancia frecciate a Giuseppe Conte e al suo «governo di uno solo» dettato dall’emergenza, precisando che non è condividibile e accettabile per un democristiano. De Mita evoca la necessaria ripresa della dialettica politica e solleva dubbi sull’approccio metodologico ai problemi dei 5 Stelle. Soprattutto, citando quella che definisce la lezione di Don Sturzo, evoca la centralità del pensiero, cioé di un disegno politico come presupposto dell’azione. «Da quando la politica non ha un fondamento nel pensiero», conclude, «si traduce in una mera comunicazione di fatti».
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