Stefano Carluccio: alta velocità e servizi salveranno l’Alta Irpinia

INTERVISTA A UNO DEI PROMOTORI DELL'APPUNTAMENTO DI OGGI PROMOSSO A SANT'ANDREA DI CONZA. Alla presenza del delegato regionale per le Aree Interne Francesco Todisco, del dirigente scolastico Gerardo Vespucci e del sindaco Gerardo D'Angola, l'assemblea proverà a costruire una risposta ai temi che saranno illustrati dai relatori

Stefano Carluccio

Stefano Carluccio è un giovane irpino tra i promotori di una assemblea pubblica dedicata al futuro dell’Alta Irpinia. Da cittadino, intende contribuire insieme ad altri ad alimentare un dibattito sulle soluzioni partendo dall’ascolto. “Quale futuro per l’Alta Irpinia?” è il tema della tavola rotonda di oggi, sabato 4 gennaio, a Sant’Andrea di Conza. Alle ore 16.00 presso la società operaia cittadina è atteso il consigliere regionale delegato alle Aree Interne, Francesco Todisco, per portare all’attenzione dell’esecutivo regionale presieduto da Vincenzo De Luca il drammatico spopolamento della provincia, e l’indebolimento dei servizi. Dopo l’attenta disamina del dirigente scolastico Gerardo Vespucci, che ha denunciato l’assenza delle dirigenze scolastiche in quasi tutte le scuole del comprensorio, Nuova Irpinia dà la parola ad un giovane laureato, Stefano Carluccio, 23 anni, che indica nella capacità di collegamento veloce dei mezzi di trasporto e nell’offerta alla popolazione anziana il punto di svolta dell’Alta Irpinia.

Stefano Carluccio, come nasce l’idea di questa assemblea pubblica? Qual è stata la molla che ha fatto scattare la necessità di un incontro?

“L’idea dell’assemblea pubblica nasce dalla necessità di incontrare la popolazione dei numerosi comuni dell’Alta Irpinia per fare il punto sulle tante questioni aperte che interessano lo sviluppo e il futuro del territorio. Dall’Alta Velocità al Progetto Pilota, dalla Strategia Nazionale Aree Interne ai distretti turistici, passando per le drammatiche problematiche dello spopolamento e della desertificazione. Abbiamo sentito il bisogno di incontrarci e di confrontarci in un piccolo comune dell’Alta Irpinia, Sant’Andrea di Conza, colpito come tanti altri da una emigrazione feroce, e in un luogo simbolo per il lavoro e per la produzione della nostra terra come la Società Operaia”.

Lei ha una ricetta per invertire la tendenza allo spopolamento dell’Alta Irpinia? 

“Un’unica ricetta per risolvere problemi tanto grandi e complessi non esiste. Esistono però diverse ricette, che possono invertire la tendenza attuale in tempi relativamente brevi. Prima di tutto bisogna capire e decidere quale vogliamo che sia l’Irpinia del futuro. Se, come penso tutti sappiano, i talenti e le migliori intelligenze della nostra terra ormai vanno via non solo dall’Irpinia ma anche dall’Italia e dall’Europa, probabilmente è irrealistico pensare di poterli trattenere investendo per creare centri di ricerca di eccellenza e grandi poli universitari in provincia di Avellino, che necessiterebbero di capitali troppo grandi e di troppo tempo, con risultati che forse arriverebbero quando ormai è troppo tardi. Secondo me, è più intelligente investire queste risorse per far rimanere in Irpinia chi può svolgere il proprio lavoro ovunque perchè non particolarmente specializzato e non ad alto tasso intellettuale. La battaglia che noi, all’alba del 2020 possiamo ancora vincere è quella sulla quantità, non tanto e non più sulla qualità di chi resta.

Il borgo di Cairano

Continui.

“Le sirene provenienti ormai da tutto il mondo per i talenti, in qualunque settore, sono troppo allettanti per far sì che noi, con le poche risorse a disposizione, possiamo realisticamente competere. E poi bisogna sfruttare gli svantaggi e i contro dell’emigrazione e dello spopolamento trasformandoli in punti a nostro favore; se i centri storici dei comuni si svuotano li trasformiamo in borghi diffusi ed in centri di cura specializzati per la terza età; se le città diventeranno sempre più caotiche e costose a causa della gentrificazione, noi dobbiamo collegarci con mezzi veloci, quali l’alta velocità, per permettere alle persone di andare a lavoro in tempi brevi in città e poi tornare nei nostri paesi la sera. Se il telelavoro ed il lavoro virtuale si diffonderanno sempre più nei prossimi anni, noi dobbiamo solo garantire presidi di qualità per quanto riguarda la sanità, l’istruzione e l’alimentazione, il resto lo faranno le persone, attratte dai costi di vita più bassi e da un’ambiente più salubre”.

Lei da dove partirebbe?

“Io partirei dall’analisi dei nostri punti di forza rispetto al resto d’Italia e d’Europa.
Ossia ampi spazi, alloggi a basso prezzo, ottima qualità dell’ambiente e del cibo, zero stress. Andare poi ad intercettare le fasce di popolazione che possono essere attratte da questi vantaggi e investire nelle infrastrutture, materiali e immateriali, per permettergli di trasferirsi senza troppe rinunce e con grandi miglioramenti per la loro qualità di vita. Riuscendo così a ripopolare i nostri borghi, tenendo aperti tutti i servizi, aprirne di nuovi e dare lavoro a tutti quelli che non vogliono lasciare la propria terra. Il concetto è proprio questo: noi dobbiamo dare la possibilità a chi vuole restare in Alta Irpinia di poterlo fare, mentre chi vuole andare fuori per ambizioni personali che in Irpinia non possono essere soddisfatte deve essere libero di poterlo fare”.

Il Teatro Episcopio di Sant’Andrea di Conza, i giardini

La questione Alta Irpinia rientra nel più ampio contesto della questione delle ‘aree interne’.  Chi deve governare il processo di cambiamento?

“Le Aree Interne hanno degli indubbi vantaggi rispetto al resto d’Italia. Sono l’altra faccia della medaglia dei problemi e delle situazioni di crisi che viviamo ormai da decenni. Si tratta di sfruttare questi svantaggi per farli diventare punti di forza, senza cercare stancamente e inutilmente di competere con le aree più sviluppate del mondo in settori dove il network effect, che non abbiamo mai avuto, è tutto. In Irpinia ci sono diverse eccellenze del genere, ma non diventeranno mai il volano per una ripresa economica e sociale, perchè sono casi isolati e di difficile replica. In un contesto nazionale sempre più in difficoltà, anche al Nord”.

Che giudizio darebbe all’attuale classe dirigente?

“Il giudizio non lo devo dare certamente io che ho 23 anni e solo da poco ho finito il mio percorso di studi. Il giudizio lo danno i numeri degli ultimi 40 anni, dal terremoto dell’80, di una crescita economica tanto favoleggiata quanto disillusa. Il giudizio lo danno le analisi demografiche e socioeconomiche, che vedono il segno meno da ormai troppi anni. Chi fa parte attualmente della classe dirigente dovrebbe prendere atto di tutto questo e decidere, in coscienza, di fare un passo indietro e ritirarsi a vita privata. Io, fossi in loro, non ci penserei due volte”.

Scorcio de parco archeologico con veduta della Cattedrale a Conza della Campania

Stefano Carluccio, Lei fa parte di una organizzazione politica o di partito? 

“No, attualmente non sono iscritto a nessun partito. Ma le mie idee sono più progressiste che conservatrici”.

Cosa farebbe se ne avesse la responsabilità?

“Investire sui nostri punti di forza e sui trend demografici e socioeconomici che nei prossimi anni si intensificheranno. Invecchiamento della popolazione, aumento del costo della vita, peggioramento dell’aria e del cibo nelle metropoli. Le aree interne, e l’Alta Irpinia soprattutto, potranno fare la parte del leone in un contesto del genere. Riqualificare i centri storici dei piccoli comuni, investire per migliorare la sanità pubblica e privata residenziale e domiciliare, migliorare e velocizzare i collegamenti con le città, migliorare l’offerta scolastica”.


Stefano Carluccio, “Trasporti e servizi alla terza età per salvare l’Alta Irpinia”

LEGGI ANCHE:

Il Progetto Pilota Alta Irpinia raccoglie altri 60 milioni e tocca quota 100. Intesa a Nusco

Scuole senza dirigenza in Alta Irpinia, sos del preside Vespucci

Nasce l’Istituto Omnicomprensivo a Calitri, Vespucci: “Scelta scellerata, penalizza l’Alta irpinia”

 

ARTICOLI CORRELATI