
«Nel 2019 potremo predisporre il prepensionamento di 63 dipendenti, che si andrà ad aggiungere a quelli già effettuati lo scorso anno. Così potremo recuperare notevoli risorse, che consentiranno all’azienda di raggiungere un avanzo di gestione ed un alleggerimento dei costi strutturali». E’ l’annuncio del presidente dell’Alto Calore, Michelangelo Ciarcia, che in questi giorni sta rimodulando il piano per il risanamento finanziario della società idrica irpina.
L’obiettivo resta l’accensione di un mutuo di 50 milioni di euro con Cassa Depositi e Prestiti, un’opzione che si potrà concretizzare garantendo la copertura della rata di ammortamento annuale.

Quando sarà pronta la relazione da inviare al Tavolo istituzionale, così come concordato con i partecipanti?
«Il dirigente sta portando avanti una ricognizione sulle entrate e le uscite, che dovrebbe essere disponibile in settimana. A breve, quindi, potrò predisporre una comunicazione aggiornata, in modo da consentire a tutti i partecipanti al tavolo di approfondire le questioni, prima di convocare una nuova riunione».
Qual è la situazione che sta emergendo?
«Nonostante i recuperi e la riduzione delle spese messi in campo nel 2018, lo scorso anno non si è ancora raggiunto il punto di equilibrio atteso. Ma abbiamo elementi importanti, che ci consentono di sostenere che nel corso del 2019, non solo otterremo il risultato, ma andremo anche oltre, facendo segnare un avanzo di gestione».
In che modo?
«Premesso che abbiamo attivato diverse misure tese al risanamento, la vera partita si giocherà sul prepensionamento di 63 unità di personale. Abbiamo individuato le posizioni e stiamo effettuando il calcolo delle spettanze per ogni singolo lavoratore. L’effetto complessivo del provvedimento, se dovesse andare in porto, sarebbe di un risparmio annuo di circa 3,5 milioni di euro».
Sarebbe, quindi, possibile sostenere il costo di un mutuo?
«Sì, certamente. Potremmo dare seguito alla richiesta di un mutuo con Cassa Depositi e Prestiti, così come si era paventato al Tavolo, ma anche prima, in modo da recuperare quelle risorse che avremmo dovuto incamerare con un aumento di capitale, tramite sottoscrizione dei Comuni soci o con una parziale collocazione delle quote sul mercato. Eviteremmo in tal modo di caricare la compagine sociale di costi aggiuntivi e sarebbe salvaguardata la natura interamente pubblica della società (Leggi l’articolo), come chiesto dalla maggioranza dei sindaci e dalle associazioni. Ma non è tutto».
Dica pure…
«Abbiamo elaborato due progetti, per rispondere alle sollecitazioni giunte dal Ministero dello Sviluppo Economico, che prefigurava l’opportunità di finanziamenti per l’efficientamento energetico. Con il primo intendiamo programmare un ammodernamento degli impianti, come già fatto a Cassano Irpino, puntando sulle energie rinnovabili. L’altro progetto, invece, riguarda l’installazione di un sistema di telemisurazione e telecontrollo degli impianti, che ci consentirà una razionalizzazione dei consumi energetici ed un risparmio sui costi del personale, grazie alla gestione remota – tramite rete digitale – delle aperture e chiusure delle condutture, in base al fabbisogno idrico registrato».
E’, quindi, fiducioso sul futuro dell’azienda?
«Mi sembra che ci siano le carte in regola per avviare un piano di risanamento organico ed efficace. Adesso attendiamo che tutti gli attori istituzionali facciano la propria parte».
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