Stesso copione dell’assalto a Serino, sul Raccordo autostradale per Salerno poco prima della galleria, nella spettacolare rapina a mano armata messa a segno in queste ore a Bari: «I malviventi sono entrati in azione con due furgoni messi di traverso sulla carreggiata, e poi incendiati, per evitare la fuga del mezzo blindato. Subito dopo hanno spaccato le pareti corazzate dell’automezzo con una ruspa, impossessandosi di quanto era a bordo», cioé 2,3 milioni di euro, scrive l’edizione pugliese del Corriere della Sera.

Il colpo di Bari è avvenuto martedì mattina intorno alle 7,30, un leggero anticipo rispetto a quello messo a segno a Serino, che aveva fatto pensare ad un attentato terroristico. Certo, l’allarme lanciato dal Procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, che aveva parlato di «un’azione di guerra dichiarata alle istituzioni» , sia «contro la collettività», si ritrova nel modus operandi. Tecnica simile e anche in questo caso fuga senza lasciare traccia.
Sembra ci sia una regia precisa dietro questo secondo episodio, progettato e portatato a termine ancora una volta su una strada statale, la numero 96 dell’Anas collegata al sistema autostradale. Avellino e Bari sono collegate benissimo, c’è da attendersi forse un terzo attentato.

LA CRONACA DELLA RAPINA SPETTACOLARE DI SERINO. Ha fruttato due milioni di euro la rapina a mano armata condotta a due furgoni portavalori della Cosmopol, assaltati intorno alle 10.15 del 4 dicembre sul raccordo autostradale Avellino- Salerno. Un commando armato formato da più gruppi ha assaltato due furgoni i blindati lungo la carreggiata Sud all’altezza dello svincolo per Serino, in direzione di Salerno, speronandoli con due ruspe. Gli assalitori armati di fucili Kalashnikov hanno utilizzato una escavatrice per forzare i blindati. Si tratta di un colpo progettato da tempo e nei minimi particolari. Chi ha operato aveva messo in preventivo l’intervento delle forze dell’ordine, come dimostrano le bande chiodate anticarro sistemate sulla strada per impedire eventuali inseguimenti. I portavalori erano diretti alla Banca d’Italia di Avellino e dovevano depositare ingenti quantità di denaro.

Per favorire la propria fuga, il commando ha dato alle fiamme alcuni veicoli, da cui si sono levate dense colonne di fumo visibili a grande distanza, anche oltre il monte Pergola, durante il conflitto a fuoco avvenuto non lontano dalla imboccatura del tunnel. «Hanno fatto ricorso all’incendio delle autovetture rendendo intransitabile l’autostrada in entrambi i sensi di marcia», hanno fatto sapere i Vigili del Fuoco.
I numerosi banditi si sono divisi in due gruppi, uno dei quali è fuggito verso Salerno. Alcuni si sono dileguati a piedi attraverso le campagne, altri sottraendo una delle auto ferme in coda alla donna che era alla guida, scaraventata sulla strada, sotto lo sguardo impietrito degli automobilisti, increduli di fronte ad una scena irreale. Tutto questo mentre il traffico si è paralizzato per molte ore. Sul posto, i Vigili del Fuoco e altri agenti della Polizia, che hanno risposto alla richiesta di rinforzi. Da Napoli sono arrivati la DDA e da Avellino il Procuratore della Repubblica Rosario Cantelmo.
GLI SVILUPPI DELLE INDAGINI. La dinamica simile del doppio assalto a portavalori sarà certamente al centro di contatti tra le due Procure interessate alle indagini delle rapine di Serino e Bari. Ma anche per le forze dell’ordine il nuovo assalto offre spunti per una azione preventiva. Poche centinaia di chilometri dividono i luoghi dei due avvenimenti, una autostrada li unisce, nel cuore del Mezzogiorno. Per gli inquirenti i tanti elementi comuni, ma anche le differenze tra i due casi, potrebbero fornire utili indizi per individuare la matrice e i responsabili di questi inquietanti “atti di guerra”, citando i, Procuratore di Avellino.
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